Rovereto. il 21 luglio 2015, in un periodo torrido con 40 gradi di temperatura anche a rovereto, carmine minichino era morto per “choc termico” mentre lavorava al reparto presse della marangoni pneumatici. il suo lavoro consisteva nell’alimentare una linea di presse, mettendoci il copertone grezzo e poi prelevandolo finito. la lavorazione avveniva ad alte temperature in un macchinario chiuso, che minichino apriva e chiudeva ogni volta, con zaffate roventi che rendevano micidiale il microclima di quella parte di capannone. era stato trovato a terra privo di conoscenza e i soccorritori non avevano potuto nulla: era morto poco dopo.Il processo si era chiuso nell’ottobre 2018 con una sentenza che aveva lasciato l’amaro in bocca. unica condanna, e quasi simbolica, per giovanni marangoni, al momento della tragedia responsabile dello stabilimento. e nessuna decisione sul risarcimento danni chiesto dai figli dell’operaio: il giudice roveretano li rimandava ad un giudizio civile. ma inserendo nella sua sentenza un’ipotesi di concorso di colpa di minichino (colpa che sarebbe consistita nell’utilizzare le pause per fumare una sigaretta invece che per rinfrescarsi nel locale refrigerato) che rendeva tutta in salita la strada per arrivare ad un risarcimento decoroso.La pubblica accusa aveva chiesto 2 anni e mezzo per giovanni marangoni e la condanna anche dell’azienda, ma ciononostante ha ritenuto di non appellare quella sentenza. nemmeno quando i figli di minichino hanno formalmente chiesto che lo facesse. non è rimasto quindi loro che appellare per la parte concessa ad una parte civile: la quantificazione del danno e ciò che nella sentenza può determinarne l’eseguità. e ieri la corte di appello di trento ha dato loro piena soddisfazione. la richiesta di risarcimento avanzata attraverso l’avvocato giovanni guarini è stata accolta completamente. marangoni ha già versato 65 mila euro a testa ai due figli, ora dovrà aggiungere altri 487 mila euro complessivi, arrivando ad un risarcimento totale di quasi 620 mila euro.